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    Attività fisica e salute pubblica

    Quali “nuove” dall’American Diabetes Association e American College of Sport Medicine
    In questi ultimi anni l’attenzione dei ricercatori che si sono occupati di attività fisica e salute pubblica si é concentrata verso lo studio delle conseguenze della mancanza di attività fisica nella popolazione generale e in popolazioni speciali (Diabetici, obesi etc). Nella President’s lecture della ACSM, Neville Owen dell’università del Queensland (Australia) ha proposto di guardare con una prospettiva nuova al problema, suggerendo che stare troppo tempo seduti può essere un grave problema di salute pubblica introducendo di fatto “la scienza del comportamento sedentario” che deve integrarsi e non sostituirsi alla “scienza della mancanza di attività fisica”. Sappiamo certamente molto della fisiologia dell’esercizio per essere stata da tanti anni al centro delle attenzioni dei ricercatori, per contro conosciamo molto poco della fisiologia dell’inattività e della sedentarietà. La fisiologia del comportamento sedentario (tempo che passiamo seduti) coinvolge importanti risposte metaboliche alcune volte più grandi dell’ esercizio fisico intenso e con differenti meccanismi qualitativi.

    Si definisce Inattivo il soggetto che passa seduto ~50 h (21-112) la settimana. Sedentario il soggetto impegnato in attività che comportano un dispendio energetico < 2 MetS per esempio stare seduto tranquillo guardando la TV = .0 Met; seduto parlando =1.5 MetS; seduto lavorando alla scrivania =1.8 MetS Lievemente Attivo il soggetto che cammina lentamente =2.5 MetS Moderatamente Attivo il soggetto che cammina velocemente =3.8 MetS (Ainsworth BE, et al MSSE.2000)
    Lo studio AUSdiab che ha valutato come la popolazione Australiana adulta distribuisca il suo tempo nella giornata tra fisicamente attivo e sedentario ha dimostrato che per ~6.5 h al giorno è lievemente attivo, per ~9.3 h é sedentario e solo per ~0.7 h è impegnato in attività fisica moderata/vigorosa. Inoltre mettendo in relazione il tempo passato davanti alla televisione e alcuni bio-markers cardio-metabolici suggerisce che stare troppo tempo seduti non è lo stesso che fare poca attività fisica e che tu puoi essere attivo ma anche altamente sedentario. Dividendo in quartili il tempo speso come sedentario si evidenzia una forte correlazione tra la sedentarietà, la circonferenza vita, il BMI, i trigliceridi e la glicemia post prandiale (2 h). Il Canada Fitness Survey 12-year Mortality follow-Up ha dimostrato che lo stare seduti per la maggior parte della giornata ha la massima correlazione con la mortalità per tutte le cause, più del non essere fisicamente attivi. (Katzamarzyk PT et al 2009)
    Elaborando i dati emersi dallo studio IDES, lo studio Italiano che ha coinvolto più di 600 pazienti diabetici di tipo 2 si ha la conferma che anche se i pazienti del gruppo di controllo per effetto del counseling raggiungevano i 10 Mets/h/Wk di attività fisica moderata (quello che le linee guida consigliano) miglioravano significativamente solo alcuni fattori di rischio cardiovascolare (Glicemia, Circonferenza Vita, Pressione Arteriosa Sistolica e Diastolica e Colesterolo Totale e LDL) senza modificare significativamente il rischio a 10 anni (UKPDS) di avere un evento cardiovascolare fatale o non fatale. La riduzione statisticamente significativa del rischio cardiovascolare a 10 anni si otteneva solo dal 3° quintile di volume di attività fisica (12.29-18.20 Mets/h/Wk) e diventava ancora più significativa nel 4° quintile (18.21-24.63 Mets/h/Wk) con una media di ~20 Mets/h/Wk. In conclusione il tempo che stiamo seduti per la maggior parte della giornata non può essere compensato da una quantità di attività fisica del tempo libero anche se essa è maggiore della quantità raccomandata dalle linee guida (30 min attività moderata x 5gg la settimana) e che questa deve essere addizionale e non alternativa a partecipare ad attività fisica di moderata-alta intensità. (Hamilton MT et al 2007 and 2008)
    I dati provenienti da questi studi ci suggeriscono che per ridurre il rischio cardiovascolare sia nella popolazione generale che nei pazienti diabetici di tipo 2 con sindrome metabolica è indispensabile sia ridurre il tempo che si sta seduti e sia diventare fisicamente attivi. Mentre per la popolazione generale può essere sufficiente accumulare un volume di attività fisica > di 10 Mets/h/Wk per i pazienti diabetici è necessario raggiungere ~ 20 Mets/h/Wk.

    Stefano Balducci
    Specialista in Endocrinologia
    Docente presso II facoltà Università La Sapienza

    di Roma


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